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Golgota

               In tema con la settimana santa ho scritto qualcosa sulla passione di Gesù Cristo.               Premetto che ho un profondo rispetto per la figura del Cristo e per il suo insegnamento. Non avendo però né l’autorità né la competenza per vagliarne la natura divina, mi sono concentrato sull’aspetto squisitamente umano del suo sacrificio.              Il titolo riprende il nome dal colle dove Gesù fu crocifisso: Golgota.                          Golgota                 Il colpo di frusta gli graffia il volto. Un dolore lancinante lo fa barcollare. Il pesante tronco lo trascina con sé. Cade in ginocchio sulla strada bianca e sassosa. Piovono altri colpi. Sente lo schiocco della frusta prima ancora che il cuoio dello staffile gli laceri la pelle. China la testa e str...

Un etrusco quasi vero.

UN ETRUSCO QUASI VERO Tatoccio nel dialetto bassanese significa genericamente statua o altro manufatto che abbia sembianze umane o animali. Il materiale del tatoccio può andare dal coccio al legno, al gesso, al marmo. Tatocci sono quindi genericamente definite tutte quelle sculture di scarsa qualità che non hanno un valore artistico riconosciuto.   Per estensione il termine si appioppa ad una persona non particolarmente sveglia. “Sei proprio un tatoccio! Ti sei fatto fregare come un tatoccio.” Oppure parlando di un amministratore o un impiegato non molto acuto: “Quello lo hanno messo lì come un tatoccio ma nun se sa fa manco il segno della croce”. Fatte queste premesse veniamo al fatto. “Tu statte zitto… che al museo t’hanno preso pe ‘n tatoccio!” Quella sera al bar, dopo una discussione accesa su un fatto di cronaca la disputa si era chiusa così. L’insulto a brutto muso era stato rivolto da Alvaro autotrasportatore a Giovannino custode in un importante museo etrusco di Rom...

Un medico affatto diplomatico.

  UN MEDICO AFFATTO DIPLOMATICO “Non ci siamo!” Diceva tra se e se il cardiologo passando il mouse dell’ecografo sul torace di X. “Qui c’è un occlusione, gli stent si stanno richiudendo e le coronarie sembrano un piatto di bucatini. Questo povero cuore non ce la fa più; le valvole soffiano come sfiatatoi”. Poi concluse sibilando: “Il fumo, il maledetto fumo!” X. era reduce da due infarti. Quando aveva avuto il secondo lo avevano preso per i capelli. La tempestività delle cure e dei trattamenti avevano evitato un esito drammatico poi, la sua fibra forte. aveva fatto il resto. “Come va dottò?” “Come va, come va? Va male! Lei deve smettere di fumare se vuole campare ancora un po’. Come glielo devo dire”. Niente da fare. La cosa non era nemmeno da prendere in considerazione. Il pensiero di rinunciare alle sigarette era più forte della paura di morire. L’ultimo ricovero dopo il secondo infarto, l’infermiera non trovandolo nel letto si era preoccupata ed era andato a cercarl...

Un amore molto... molto delicato.

UN AMORE MOLTO... MOLTO DELICATO Da anni le faceva la corte. Una corte molto discreta. Complimenti non tropo espliciti. Battutine maliziose appena appena ammiccanti. Sguardi complici e contatti fugaci ogni volta che se ne presentava l’occasione. Mezze frasi su un futuro solo lontanamente azzardato. Mai un’allusione diretta che potesse far presagire una relazione o un’evoluzione nel loro rapporto. L’essere colleghi impiegati in una struttura, permetteva che questi incontri si ripetessero senza cercarli generando in Mario un senso di aspettativa non perfettamente definibile in termini pratici. Alla fine lei lo aveva invitato a casa sua. Mario si presentò con un regalino non impegnativo. Si salutarono cordialmente senza effusioni com’era loro costume e senza concedersi nemmeno un gesto di maggiore confidenza che sarebbe stato nell’ordine delle cose. L’appartamentino era decoroso e mobiliato con gusto. C’erano delle foto alle pareti intercalate con riproduzioni di quadri dei maestri ...

Paese che vai...

  PAESE CHE VAI…   T. il site manager mi stava aspettando. Ero arrivato la notte precedente ed ora stavo sistemandomi nell’ufficio del cantiere. Non avevo fatto in tempo ad arrivare che T. venne a cercarmi. Aveva in mano una planimetria, quella del geologo. La aprì. Nulla di speciale; la planimetria mostrava il perimetro del nuovo impianto appena commissionatoci dal cliente iracheno e una certa quantità di cerchietti numerati disposti ordinatamente. Mi spiegò che si sarebbe dovuta urgentemente fare la carotatura del nuovo sito; la macchina carotatrice era già pronta ed io avrei dovuto individuare sul terreno i punti da carotare e fissarci una targa con il numero corrispondente. Non era quello il lavoro che ero venuto a svolgere però mi mostrai disponibile. T. mi spiegò che potevo usare il livello per segnare i punti sul terreno: “Lo metti in bolla con queste rotelline. Fissi la stadia in quella specie di ragnatela, quando il punto è alla distanza voluta lo segni e così...

Musica musica

MUSICA MUSICA  “De gustibus non disputandum est”. Sui gusti non si può discutere! Dice il detto latino. Come ciò sia vero lo possiamo sperimentare ogni giorno osservando le preferenze di ognuno di noi sugli alimenti, sulla moda, sulla musica ecc. A non tutti piacciono le stesse cose! Per fortuna. L’autista arriva puntuale. Ho appena finito di fare colazione ed è già nella hall dello Sheraton ad aspettarmi. L’intravvedo mentre chiede di me. Prendo la ventiquattrore con i documenti e gli vado incontro. È un indiano dalla pelle olivastra con una calvizie appena appena evidente. Si chiama Mangat; avrà una cinquantina d’anni: Se li porta bene. Ha tutti i capelli neri. Mingherlino del tipo: slim size però ha la pancetta prominente; cosa assai frequenti negli indiani. L’essere vegetariani ha i suoi benefici ma anche i suoi inestetismi. Il mio amico Cesare lo definirebbe: il verme che ha ingoiato l’oliva, ma Cesare è sempre molto ironico.  Mangat ha i baffetti neri spioventi che gl...

Il tacchino

  IL TACCHINO   Brrrr.. che freddo. Scese le scale stropicciandosi le mani. La luce fioca dell’alba contornava le cose familiari della grande sala. Trovò tentoni l’interruttore ed accese la luce. Un topolino sorpreso andò velocissimo ad infilarsi sotto la credenza. Il camino aveva ancora le braci della sera precedente. Le liberò dalla cenere, ci sistemò dei rametti secchi e ci soffiò sopra. Alcuni secondi dopo il fuoco scoppiettava allegro prendendo vigore. L’odore del caffè si sparse nell’aria insieme al tossicchiare della caffettiera. Intanto si era fatto giorno. Sbirciò alla finestra pulendo con la mano i vetri appannati. Aveva nevicato, non molto, solo una spruzzata, ampie chiazze di verde emergevano dal bianco. Silenziosa come un’ombra era scesa anche la moglie. Con la solita vestaglia rossa, quasi lisa, legata alla vita. Si abbracciarono teneramente, come sempre, augurandosi il buongiorno. Presero il caffè in silenzio, ognuno immerso nell’esercizio mentale di organiz...