Un medico affatto diplomatico.

 

UN MEDICO AFFATTO DIPLOMATICO

“Non ci siamo!” Diceva tra se e se il cardiologo passando il mouse dell’ecografo sul torace di X. “Qui c’è un occlusione, gli stent si stanno richiudendo e le coronarie sembrano un piatto di bucatini. Questo povero cuore non ce la fa più; le valvole soffiano come sfiatatoi”. Poi concluse sibilando: “Il fumo, il maledetto fumo!”

X. era reduce da due infarti. Quando aveva avuto il secondo lo avevano preso per i capelli. La tempestività delle cure e dei trattamenti avevano evitato un esito drammatico poi, la sua fibra forte. aveva fatto il resto.

“Come va dottò?”

“Come va, come va? Va male! Lei deve smettere di fumare se vuole campare ancora un po’. Come glielo devo dire”.

Niente da fare. La cosa non era nemmeno da prendere in considerazione. Il pensiero di rinunciare alle sigarette era più forte della paura di morire.

L’ultimo ricovero dopo il secondo infarto, l’infermiera non trovandolo nel letto si era preoccupata ed era andato a cercarlo. Lo aveva trovato al bagno che fumava. Si era portato dietro il trespolo con la flebo che avrebbe dovuto disintossicarlo.

“Chiedetemi tutto ma non mi chiedete di smettere di fumare”. Aveva detto con molta determinazione ai dottori. I medici avevano allargato le braccia.

Lo avevano tenuto lì per una quindicina di giorni poi quando il quadro si era stabilizzato lo avevano dimesso.

“Facciamo quest’ultimo tentativo”. Disse il cardiologo racimolando tutta la pazienza di cui era capace.

“Adesso lei segue questa cura per venti giorni. Mi raccomando non dimentichi per nessuna ragione di prendere i farmaci prescritti. Dopo la terapia farà di nuovo le analisi… le faccia vedere al suo medico di base poi ci risentiamo”.

R. seguì diligentemente le prescrizioni del dottore. Dopo venti giorni come stabilito fece le analisi.

Con i referti in mano andò a visita in ambulatorio. Il medico guardò i risultati con gli occhi socchiusi. Più volte sfogliò le cartelle con una piega di stupore sulle labbra poi alzò gli occhi e lo guardò.

“Ma lei… è ancora vivo?”

Gianfranco Liberati

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