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QUANDO LA GENTE DICE SO' RAPE O SO' RADICE

  Quando la gente dice: so’ rape o so’ radice. A me il proverbio sembra abbastanza chiaro, ma per chi non è abituato a valutare l’estrema sinteticità del nostro dialetto bisogna inserire il proverbio in un contesto. Se nel paese si diffonde una chiacchiera su una persona, una coppia, un gruppo, un’associazione etc. significa che questa chiacchiera non sarà mai completamente priva di fondamento. Magari non se ne conoscono i dettagli, non se ne avrà la certezza ma in chi ascolta si instillerà sicuramente il dubbio. Le rape ed i radici, sono due ortaggi molto simili. Questo vuol dire che la diceria su qualcuno se non sarà precisamente quella, sarà molto simile. Ciò significa anche che la saggezza della gente è maggiore di quella di ognuno di noi. La gente è capace di arrivare alla sintesi di un processo valutando le ipotesi a supporto più velocemente di qualsiasi altro individuo. Per rimarcare quanto detto vi metterò a parte di quanto succede a me. Da qualche anno qualcuno mi ha...

L'età e La giostra della felicità

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  L’ETÀ (trattatino) Cari amici in questi giorni ho sviluppato un  trattatino  che riguarda l’età. Non è un’opera rigorosa dal punto di vista scientifico, a tratti è provocatoria e ha un certo grado di arbitrarietà quindi va valutata non troppo severamente. Si vogliono semplicemente ridefinire i parametri che concorrono a stabilire la nostra età. Come per la temperatura atmosferica c’è quella reale e quella percepita, si tratta di stabilire il giusto limite tra le due. Il  trattatino  contiene comunque alcune proposizioni sui singoli argomenti che possono essere accettate o condivise. Quando si è giovani mostriamo scarso interesse alla nostra data di nascita ma quando inevitabilmente si giunge ad una soglia nella quale il corpo mostra i primi cedimenti il problema si ripresenta. Nel breve saggio ho cercato di individuare un metodo per affrontare il tema dell’età da un punto di vista funzionale, non solamente anagrafico. Lo strumento è personale e ognuno pu...

Uso improprio

  Sono molti anni che frequento fb. Lo ritengo un discreto strumento di comunicazione. Fb permette di esprimersi alle varie nature del genere umano. C’è chi vuole mettersi in mostra, chi vuole essere originale, chi spiritoso, arguto, competente, poeta, cuoco, pittore, scrittore, analista politico, fine ricercatore di cose originali, psicanalista, filosofo. C’è quello che la sa lunga e tratta gli altri da ingenui. C’è pure chi esagera, per esempio nei saluti: Tantissimi auguroni. (Chissà se quello che li ha ricevuti ha il fisico adatto per reggerli). Per quanto sembri improbabile fb ha un suo filtro… un filtro micidiale. Chi non rientra nei canoni minimi di qualità, non scritti ma esistenti, viene censurato ma più spesso ignorato. Io passo una mezz’oretta la sera a visionare i post. Non giudico e lascio al filtro invisibile di fb il compito della selezione. A volte intervengo mitigando la mia vis polemica che mi porterebbe a reagire di getto ad un post che a me sembra insensato ...

Il raddoppiamento fonosintattico

  Il raddoppiamento fonosintattico Questa volta cari amici di fb ci occupiamo di grammatica, naturalmente in maniera leggera. L’argomento è il Raddoppiamento Fonosintattico. Non spaventatevi! Il termine definisce semplicemente il raddoppiamento di una delle consonanti di due parole affiancate. Nel parlare comune noi utilizziamo questa pratica senza nemmeno accorgercene, ma facciamo degli esempi: Pippo Baudo chi non lo conosce però quando lo nominiamo diciamo Pippobbaudo . Vado a casa: vado accasa . O K: occhey . In quella cucina c’era ogni ben di dio: bendiddio . No signore! Nossignore! ecc. ecc . Il costume di raddoppiare le consonanti è un fenomeno linguistico molto frequente dalla Toscana in giù ed è più accentuato man mano che si scende (al nord per ragioni oscure o perlomeno che io non conosco il raddoppiamento fonosintattico è raro o assente). Per quanto un linguista puro arricci il naso di fronte a questa maniera di deformare le parole appesantendole, il raddoppiament...

Una verifica doverosa

  Una verifica doverosa Un giorno l’assessore ai lavori pubblici del paese chiamò Antonio nel suo ufficio. “Cosa vorrà mai?” Pensava tra se e se Antonio. Il rapporto con l’autorità gli generava sempre un inevitabile disagio. Non si sapeva mai dove sarebbero andati a parare i potenti. Comunque erano quasi sempre rogne. L’assessore lo salutò cordialmente ed entrò subito in argomento. “Antonio forse lo saprai già ma Giovanni è morto… il camposantaro. Lo conoscevi no?” Certamente che lo conosceva e sapeva anche che era morto. Si vedevano quasi tutti i giorni quando andava a ritirare l’immondizia dal cimitero. Lui faceva lo scopino, così si chiamavano una volta. “Antò… te la sentiresti di prendere il suo posto? Gli disse senza troppe cerimonie l’assessore. La paga resta la stessa ma non avrai l’onere di alzarti presto la mattina e inoltre avrai diritto ad abitare nella casa annessa al cimitero”. Lì per lì Antonio restò sconcertato… il cimitero i morti, le anime. “Pensaci! Tu m...

Tre giorni di paura

  TRE GIORNI DI PAURA La ruspa rimuovendo il boschetto di canne di bambù al limite del mio terreno è andata troppo vicino alla recinzione e l’ha fatta cadere. Debbo rimetterla in piedi. Sto sostituendo i vecchi paletti con altri nuovi. Ne ho già piantati due ma in mezzo c’è un ceppo di canna residuo che termina con uno spuntone ed è sfuggito al ruspista. Debbo rimuoverlo per piantare il terzo palo. Con la zappa attacco il ceppo da un lato, uno due tre colpi. Non viene. Dall’altro? È tenace il maledetto. Con rabbia alzo la zappa più in alto che posso e giù. Gli sono andato troppo vicino. Il dito mignolo della mano destra viene preso tra il manico della zappa e lo spuntone di canna. Benché abbia i guanti il polpastrello del mignolo è maciullato. Mi tolgo il guanto. La carne si irrora di sangue. Guardo desolato la ferita profonda fino all’osso. Cosa faccio adesso? Devo finire il lavoro. Come un imbecille tenendo il dito lontano dal manico della zappa continuo fino a che il terzo pal...