L'età e La giostra della felicità

 

L’ETÀ (trattatino)

Cari amici in questi giorni ho sviluppato un trattatino che riguarda l’età. Non è un’opera rigorosa dal punto di vista scientifico, a tratti è provocatoria e ha un certo grado di arbitrarietà quindi va valutata non troppo severamente. Si vogliono semplicemente ridefinire i parametri che concorrono a stabilire la nostra età. Come per la temperatura atmosferica c’è quella reale e quella percepita, si tratta di stabilire il giusto limite tra le due. Il trattatino contiene comunque alcune proposizioni sui singoli argomenti che possono essere accettate o condivise.

Quando si è giovani mostriamo scarso interesse alla nostra data di nascita ma quando inevitabilmente si giunge ad una soglia nella quale il corpo mostra i primi cedimenti il problema si ripresenta. Nel breve saggio ho cercato di individuare un metodo per affrontare il tema dell’età da un punto di vista funzionale, non solamente anagrafico.

Lo strumento è personale e ognuno può utilizzarlo in maniera da avere il risultato più veritiero possibile (evitando di essere disonesti almeno con se stessi). Lo stesso strumento potrete adoperarlo per stimare la vera età di quelli che vi circondano senza che essi se ne avvedano.

Naturalmente il metodo può dare certezze solo temporanee poiché i casi della vita sono incontrollabili e potrebbero scombussolare tutto il quadro delle previsioni. Ma essendo il caso o la fortuna non prevedibili nella valutazione complessiva non ne teniamo conto.

Quanti anni hai? Una domanda che genera disappunto a meno non ci sia rivolta da qualcuno che ha un ruolo istituzionale. 

Ognuno di noi ha una percezione di se stesso strettamente personale, non è disposto a mediarla con gli altri anche se l’opinione dell’altro potrebbe essere onesta e confacente alla situazione reale.

Si può dedurre che l’età (da giovani non ci si pone il problema) diventa un nostro dominio esclusivo. Non si accetta di metterla in discussione a meno che qualcuno facendoci un complimento non ce la riduca: “Dimostri dieci anni di meno di quelli che hai!” Cosa rarissima! La gente tende ad aumentarveli gli anni.

L’esigenza di scrivere il trattatino è scaturita dal fatto che la gente quando si arriva ad un cospicuo numero di anni inizia a valutarti in virtù di un unico parametro che è l’età anagrafica. Tutte le altre cose passano in secondo ordine.

In base a questa concezione si finisce in un calderone insieme a individui sconosciuti che poco hanno in comune con voi se non la vostra età. Non mi sembra giusto imporre questa coesistenza in funzione di una sola caratteristica. Quindi è chiaro che adesso io mi ribelli a essere situato in una casella con l’età anagrafica stampata come un epitaffio. Per rimarcare comunque una difformità di condizione tra coetanei me la sono cavata con un aforisma.

“Ognuno ha gli anni che si merita!”

Dopo di che in una maniera che vorrei non fosse giudicata troppo severa o superba vorrei affrontare l’argomento consentendo ad ognuno di situare la sua età correttamente e onestamente nella scala dell’esistenza che va dall’inizio alla fine della vita.

Esistono almeno quattro tipi di età.

L’età anagrafica

È segnata sui documenti e volenti o nolenti è presa in considerazione per tutti gli atti amministrativi e burocratici che concernono il nostro ruolo sociale. Gli anni anche se non ve li sentite ce li avete ed è quello a cui si aggrappano gli invidiosi che vi circondano se avviene che le loro condizioni generali siano di qualità inferiore alla vostra.

 

L’età biologica.

Ognuno di noi è conformato in una maniera unica che dipende dal DNA, dall’ambiente in cui è cresciuto, dalle condizioni più o meno avverse che ha affrontato vivendo.

Avete sofferto i disagi del vivere o siete vissuti in una famiglia agiata? Siete stati educati nella maniera corretta riguardo all’alimentazione e all’esercizio fisico? Avete svolto un lavoro più o meno pesante?

Se avete fatto lavori usuranti o siete stati a contatto con sostanze nocive inevitabilmente ne risentirete. Così come risentirete degli effetti più o meno importanti connessi alle attività che richiedono prestazioni gravose. Se invece avete fatto lavori sedentari e non li avrete integrati con l’esercizio fisico soffrirete di uno scarso sviluppo della muscolatura con conseguente fragilità della struttura ossea.

In generale se sarete stati in grado di utilizzare il vostro corpo in maniera corretta e se la sorte non vi è stata avversa risentirete meno degli acciacchi dovuti al passare del tempo.

In pratica sarete in linea, più giovani o più vecchi di quello che dicono i documenti.

 

 

 

L’età mentale

Il cervello come tutti sapete è un organo complesso ma si sviluppa e diviene più performante se lo esercitate. Il cervello, a differenza di tutti gli altri organi che svolgono il proprio lavoro in silenzio e senza lamentarsi, è estremamente pigro e trova tutte le scuse per non lavorare quindi bisogna obbligarlo all’attività mentale. (C’è gente che preferirebbe arare un campo anziché studiare, leggere un libro o scrivere qualcosa). Però se non lo utilizziamo o lo utilizziamo parzialmente diventerà sempre più pigro fino ad atrofizzarsi. Quando ne avremo bisogno per risolvere un problema più complicato del solito bisognerà rivolgersi ad altri. In questo stato di pigrizia o addirittura di accidia finiremo nella schiera dei cultori di luoghi comuni come quelli che appena arrivati al bar vi forniscono le previsioni del tempo fresche fresche salvo a tirarsi indietro se esse non si avverano. Inoltre arriveremo a capire ed accettare solo le verità elementari. Per le verità complesse bisognerà rivolgersi agli specialisti. Non è una bella prospettiva. Oggi tutto il mondo informatico si regge sul signor Google che fornisce risposte ad ogni domanda e tende a non farci pensare ed a utilizzare non il nostro cervello ma quello della rete. Lo scopo è chiaro ma ognuno lo deve capire da solo. Vale a dire che il signor Google fornisce velocemente e gratis o in cambio di qualche cookies tutte le informazioni che gli si chiedono ma se non siamo in grado di elaborarle per trarne dei concetti con le informazioni ci possiamo fare la minestra, chiaramente virtuale.

 

L’età emozionale

Le emozioni principali sono sei: Paura Rabbia Disgusto Felicità Tristezza Sorpresa. Esse sono dentro di noi, nel nostro inconscio: (parte sommersa della nostra psiche inaccessibile alla ragione), pronte ad affiorare se le stimoliamo.  A volte scaturiscono dalle pulsioni dei sensi, altre volte sono mosse dall’amore, dall’odio o da tutti gli altri vizi e virtù del nostro carattere. Le emozioni sono incontrollabili e ci trascinano nelle più alte vette del piacere o negli abissi della sofferenza. Sappiamo che il loro regno è pericoloso e istintivamente tendiamo ad evitarle anche se ne siamo inevitabilmente attratti. Se esse non si manifestano spontaneamente o la loro intensità non ci soddisfa possiamo arrischiarci a stuzzicarle assumendo sostanze o portando al limite i nostri sensi. Operazione pericolosa che potrebbe mettere fuori uso la ragione. Con la ragione out sono guai seri, si finisce in braccio ai Servizi Sociali.

È cosa più sensata lasciare che esse siano mosse dalla casualità o dai rapporti personali con i nostri simili. Oppure scaturiscano da una relazione, da una bella musica, da un bicchiere di vino ecc. ecc. Quelle negative purtroppo si manifesteranno anche se non le abbiamo invitate, non lasciamoci sopraffare.

Tuttavia questo è solo un consiglio e come dice un vecchio adagio:

“Ascolta mille consigli poi va a casa e decidi da solo”.[1]

 

Adesso che abbiamo seppur sommariamente investigato i tipi di età, passiamo a calcolare gli anni che effettivamente pesano sulla nostra groppa.

Lo stereotipo esaminato è un signore/a di settanta anni che vive una condizione di vita accettabile ma soffre dell’opinione degli altri sulla sua età anagrafica. (70 anni è l’età presa a riferimento ma il metodo è valido per tutte le età).

Età anagrafica70 anni (niente da dire, quella è)

Età biologica come la calcoliamo? Se lui/lei è in buona salute e per esempio da quando aveva sessanta anni nessun malanno si è aggiunto o ha aggravato il suo stato di forma possiamo dire che la sua età biologica ha subito pochi cambiamenti ed è restata quasi la stessa dei sessanta anni. Quindi l’età attuale non sarà di 70 anni, ma ipotizziamo di 63 anni.

Età mentale Torniamo al cervello. Se questo signore/a nella sua vita anche dopo l’uscita dal lavoro o da un’altra attività ha continuato a stimolare il cervello interessandosi all’arte, alla scienza e alla cultura in genere. Se ha superato e combattuto le avversità. Se è stato curioso e propenso alle novità, se ha letto molti libri, si sarà sforzato nella comprensione dei sentimenti o lui stesso si sarà messo in gioco, se ha studiato e ha continuato a studiare, è quasi certo che la sua mente è divenuta agile e capace di risolvere qualsiasi quesito alla sua portata, anzi con l’esercizio continuo sarà diventata più veloce o si sarà addirittura sviluppata. Quindi essa è magari meno pronta, ma ancora più performante di quando aveva cinquanta anni. (Contrariamente a quanto si pensa le neuro scienze affermano che i neuroni opportunamente stimolati continuano ad aumentare di numero anche in età avanzata). Quindi a questo signore/a assegniamo un’età mentale stimata in 55 anni

 

Età emozionale.

Come abbiamo detto nell’indagine le emozioni sono dominio dell’inconscio e quindi non accessibili alla ragione. Però risentono del quadro generale della nostra psiche, in particolare della nostra sensibilità e delle nostre passioni. Esse possono sbocciare per le cause più varie connesse agli avvenimenti e la loro intensità sarà tale da smuovere i meccanismi interni del piacere o del dolore. Quando saranno cessate sicuramente la vostra psiche avrà avuto una scrollata che la avrà liberata di parte dei rami secchi delle paure e delle cautele eccessive che ci impediscono di vivere pienamente. In ogni caso sarete contenti di averle vissute qualunque sia stato l’effetto negativo o positivo sul vostro stato d’animo.

Quindi se siete capaci di emozionarvi, piangere assistendo ad una scena di un film o ad un triste episodio, ridere di gusto di fronte al comico e al grottesco o sorridere con piacere perché qualcuno ha interpretato il vostro pensiero. Gioire per un regalo, una visita o un messaggio inaspettato. Rabbrividire per la paura o arrabbiarvi fino al limite per qualcosa che ci ha irritato o piegare la bocca davanti ad una scena disgustosa. Se avrete provato tutto questo, non sarete padroni di gestire le emozioni ma sarete in grado di dominarle senza andare nel panico.

Allora per calcolare la vostra età emotiva andremo molto indietro nel tempo di decenni. Quando la freschezza della vita dominava i vostri sentimenti.

Al signore/a di cui sopra assegneremo un’età emozionale di 40 anni. Ma potremmo scendere ancora.

Tiriamo le somme sommando i valori assegnati ad ogni età avremo 70+55+63+40 = 228

 

228/4 = 57  

L’età media stimata per il signore/a non sarà di 70 anni ma di 57 anni.

 

Lo so! Dopo aver letto questo trattatino vi siete calati minimo una decina d’anni. Bene! Se lo avete fatto è un buon segno e quella sarà la vostra età effettiva.


 

[1] Non ho volutamente inserito nella catalogazione l’età sessuale poiché quello è un campo dove le bugie fioriscono a mazzi come i ciclamini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’albero della felicità (trattatino)





 

La felicità, una parola astratta alla quale ognuno attribuisce il significato che più gli si confà. Dovendola definire: la felicità è uno stato di gioia che pervade tutto l’organismo, accende le emozioni e fa intravvedere un futuro roseo e radioso trasmettendo una forte carica di ottimismo.

Dal mio punto di vista siccome con il tempo sono diventato un ideal - razionalista (poco ideale e molto razionalista) ho cercato un metodo pratico che circoscriva la felicità per poterla valutare non trascurando nessuno dei suoi aspetti: l’ideale e il razionale.

La mia personale convinzione è che la felicità esista in grumi e sia disseminata a caso nella matassa complicata e turbolenta della vita. Come un cercatore d’oro che scava una montagna e ogni tanto trova una pepita tra i sassi. Oppure passa giornate a setacciare la sabbia di un fiume aurifero e d’un tratto vede le pagliuzze d’oro brillare nel catino. Un’altra caratteristica della felicità: è passeggera e la sua permanenza nella nostra psiche è normalmente rapida. Guai a considerarla stabile o pensare che ne abbiamo diritto o che possa essere la ricompensa di un nostro desiderio mai darlo per scontato.  Essa viene e se ne va quando più le aggrada, non dobbiamo tirarla per la sottana altrimenti quando va via ti lascia la sorella che è l’infelicità. Il criterio con cui viene e parte è difficile saperlo a meno di essere molto saggi e quando vi viene incontro sorridendo fare finta di non vederla.

Naturalmente esiste la possibilità di essere timidamente felici evitando di perdersi nel sogno di felicità intense e grandiose. Anche quando si ha la sventura di essere colpiti dal caso basta contentarsi di quello che si ha, metteteci une pincée d'espoir ed usare le dovute

 

accortezze affinché la felicità, se ha deciso di visitarci di nuovo trovi un ambiente adatto e confortevole.

Dopo questa breve premessa veniamo al fatto. 

La felicità un tema controverso e misterioso. Tutti vorremmo essere felici. Tuttavia se io chiedessi a dieci persone di dare una definizione della felicità riceverei dieci risposte, magari simili, ma sicuramente discordanti. Quindi la felicità è un fatto personale? Certamente! Però ci sono delle condizioni pratiche delle quali bisogna tener conto perlomeno per soddisfare la parte razionale della felicità. In questa ottica, per evitare di perdersi nel vago, ho riportato su un disegno tutte le variabili e i dati di fatto su come a parer mio è strutturata la felicità. Il disegno che mi è sembrato più idoneo a rappresentare tutto lo schema della felicità è quello di una giostra. Parti statiche e parti in movimento facenti parte di un unico meccanismo che muove il ciclo della vita. 

Tutta l’architettura della felicità poggia su tre pilastri fondamentali che ricaveremo da un vecchio proverbio arabo. Recita il proverbio:

“I valori fondanti della felicità sono tre: la salute, l’amore e i soldi. (Come asseriva Pitagora tutto può essere ricondotto a numero). Quindi alla salute assegniamo il numero uno, all’amore il numero zero e ai soldi il numero zero. Se hai l’uno ogni zero che aggiungi fa aumentare la cifra, se tu non hai l’uno rimangono tutti zeri.”

Come non essere d’accordo? Quando siamo malati tutte le altre cose perdono di valore e l’unica cosa che desideriamo è guarire.

Sul disegno ho enumerato e descritto le parti principali della struttura le altre sono palesi e scritte su ognuno dei seggiolini dei calcinculo. (Ho cercato di sintetizzare il significato di ogni simbolo evidenziandone solo il core, altrimenti ognuno di loro richiederebbe un trattato).

1)     La salute. Non ha bisogno di spiegazioni. La salute è una condizione di benessere fisico e mentale che rende la vita degna di essere vissuta. Mantenersi in buona salute è un dovere imprescindibile dal quale non si dovrebbe derogare. Se la si perde per una qualsiasi ragione è bene fare del tutto per riacquistarla.

2)     L’amore. È uno stato di piacevole e ricercato squilibrio che ci rende instabili, fragili, indecisi o temerari, incauti, incuranti di quello che ci accade intorno a meno che gli accadimenti non riguardino il soggetto del nostro amore. Nei seggiolini del secondo disco della giostra sono mostrati i vari campi dove l’amore influenza le nostre azioni.

3)     I soldi. Evitiamo di impantanarci in un giudizio morale del denaro che darebbe adito a interpretazioni discordanti. I soldi permettono di accedere a moltissimi beni che altrimenti ci sarebbero preclusi. I soldi abbattono le barriere sociali. I soldi danno sicurezza soprattutto alle persone vulnerabili e certamente incapaci di difendersi. I soldi danno dignità (una persona capace di guadagnare dei soldi è rispettata e in parte invidiata). Potremmo continuare ma il tema è vasto, legato alla politica, al sociale e alla filosofia. Quindi lo svilupperemo in un prossimo trattatino sul denaro. In questo caso ci occupiamo solo delle caratteristiche dei soldi inerenti al tema della felicità mostrate sui seggiolini del primo disco della giostra.

4)     Energia. È la forza che ci anima e che ci fa svolgere tutte le attività di cui abbiamo bisogno per vivere. Essa attinge alla salute fisica e mentale. Diversa per ognuno di noi ma necessaria per far girare il motore della vita più o meno velocemente.

5)     Il silenzio: È il rifugio nel quale ogni tanto sarebbe bene soggiornare. Il silenzio potrebbe essere definito un sonno consapevole. Dove tutte le tensioni che ci rendono irrequieti e nevrotici si sciolgono. Solo allora, svuotati dall’aggressività possiamo tornare in pace con noi stessi e perché no! Anche con gli altri.

      

 

Adesso ecco finalmente il meccanismo che ho ritenuto adatto a rappresentare la felicità nel suo complesso.

Per una ragione oscura il disegno è andato in prima pagina. Mistero del web

Gianfranco Liberati

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