La fiera di Geel

 

Geel è una cittadina a nord del Belgio dove ho avuto occasione di lavorare. Geel è vicino ad Anversa e ospita uno dei poli industriali più importanti del paese. La cittadina è nella parte fiamminga del Belgio. 

 LA FIERA DI GEEL

C’è aria di festa a Geel. La si percepisce dai sorrisi aperti e dalla leggera eccitazione che si legge sui volti della gente. Sulla via principale ci sono i carrozzoni colorati delle giostre. Sono parcheggiati ordinatamente e formano un treno ininterrotto fino all’entrata della cittadina. Il tempo sembra voglia dare il suo contributo. Una brezza fredda e leggera spazza le nuvole che corrono veloci verso il mare. La piazza é stata sgomberata e appare senza automobili straordinariamente grande. La cattedrale austera, con le guglie scure e appuntite, ha riacquistato la sua autorità e troneggia imponente sulla piazza come in passato. Ristoranti e pub hanno attrezzano le verande con tavoli e panche. Su delle botti rovesciate brillano già alcuni bicchieri appannati di birra. È prevedibile che la birra avrà un ruolo importante nella kermesse. Non solo la birra; un odore di salse e di fritto serpeggia come un fluido e penetra in ogni parte stuzzicando l’appetito.

Il sabato mattina quello che si percepiva nell’aria è diventato realtà. Una incredibile quantità di baracconi e giochi sono stati montati nella notte e ora riempiono la piazza e il vastissimo parcheggio alle sue spalle, fino agli uffici della posta e del Comune.

Dal pinnacolo più alto della cattedrale hanno tirato una corda che scende a terra fino ad un palo piantato sul selciato ad un centinaio di metri di distanza. Dei giovani spavaldi si appendono alla sommità del cavo con una carrucola e via. A velocità vertiginosa volano fino a terra dove degli operatori li afferrano per impedire che vadano a sbattere sul pilastro di ancoraggio.  Quando gli addetti alla sicurezza li sganciano le loro facce hanno il segno della paura.

Musiche potenti spesso interrotte dalla voce degli speaker richiamano i clienti promettendo nuove esperienze e sensazioni. La gente è catturata dall’atmosfera festosa che prelude l’inizio della Primavera. Una lunga processione di persone serpeggia nei viali che si sono creati tra i carrozzoni. I bambini sfuggendo al controllo dei genitori s’infilano dappertutto reclamando monetine per giocare. Le pesche elettroniche con le piccole gru che pescano a caso nel mucchio di giocattoli e gadget li attirano come lo zucchero le mosche. Alcuni piangono disperati finché non riescono ad avere una nuova promessa dai genitori. Ci sono tiro a segno e lotterie che regalano peluche di tutte le dimensioni e ci sono le corse dei cammelli in miniatura che procedono ondeggiando dietro improbabili dune di plastica avanzando ogni volta che il giocatore riesce a mandare la biglia in una buca dello stesso colore del cammello. Davanti alla farmacia c’è un bancone che sforna roba da mangiare. Molta gente scende i due gradini del ripiano con grandi cartocci di patatine fritte sulle quali sono generosamente spruzzate salse multicolori. Non è il solo! Un po’ qua e un po’ là ce ne sono tanti altri. Alcuni tra palle di riso soffritto e crocchette di patate hanno bicchieroni pieni di spiedini colorati di frutta caramellata compresa la mela stregata di Biancaneve. Poi ci sono i banchi della cioccolata tagliata a tocchi, gli zuccherini appesi in trecce multicolori a manico d’ombrello, il croccante dal colore ambrato, il torrone bianco e spumoso le nuvole rosa di zucchero filato che si appiccicano sul mento e sul naso e molte altre cose alcune particolari e inusitate. Se ci soffermassimo solo sulle cose da mangiare faremmo torto agli altri giochi. Ce ne sono tantissimi dai comuni autoscontro per piloti in erba ai trenini che fischiano e sferragliano infilandosi in buie gallerie disegnate sul compensato. Le giostre per piccolissimi con le macchinine e i cavallucci che vanno su e giù. I bambini hanno l’aria seria di chi vive un sogno. D’altra parte, mi si consenta una lieve digressione filosofica, nella nostra mente il limite tra il reale e l’irreale non è ancora realmente stato definito; basta vedere l’aria spaurita dei giovani che escono dalle case della paura, dove dietro ai vetri polverosi e ragnatele s’intravedono scheletri e fantasmi. Per chi vuole avere un contatto diretto con gli animali invece c’è sotto tendone a spicchi colorati che somiglia a quello di un circo, una pista in terra battuta dove pony e cavalli girano in tondo.  Bambini piccolissimi tenuti dalle madri ridono eccitati. Gli animali hanno l’aria un po’ annoiata ma sono ben tenuti; lo si vede dal mantello lucido e gli zoccoli curati. Poco lontano la scena cambia. Al paesaggio naturale e idilliaco si sostituisce quanto di meglio la tecnologia ha prodotto in fatto di giochi. Le macchinine a scontro, quelle non sono cambiate. I giovanotti spavaldi che inseguono le ragazze che fuggono e quando le raggiungono gli danno delle gran botte. Loro strillano cercando di sottrarsi ai tamponamenti. C’è sempre il tipo solitario che dimostra la sua perizia di guida evitando gli scontri. Si sentono altre grida… provengono da una macchina infernale montata proprio vicino alla cattedrale. Un traliccio alto una trentina di metri, alla sommità del quale è imperniata un’elica bi-pala. Se non fosse per le centinaia di luci colorate che lampeggiando percorrono la struttura e gli danno un effetto psichedelico sembrerebbe uno di quei generatori eolici frequenti in tutto il nord Europa. All’estremità di ogni pala sono fissati dei seggiolini a otto posti che a loro volta possono ruotare su loro stessi. Il manovratore passa a verificare che le imbracature che impediranno ai passeggeri di schizzare via come proiettili, siano ben chiuse, e via! Si parte. L’elica fa un mezzo giro e si ferma sulla pedana per imbarcare gli altri passeggeri. Nel frattempo i primi che sono saliti, restano sospesi con la faccia rivolta verso il basso, a una cinquantina di metri da terra. Completato il carico, come una gigantesca girandola, l’elica si mette in movimento. Fa una decina di giri in senso orario e intanto che gira, i seggiolini girano a loro volta. Poi si ferma e comincia dall’altra parte, sempre più velocemente. Le urla dei passeggeri testimoniano quanto estreme possano essere le sensazioni che si provano. Quando alla fine il gioco finisce i ragazzi scendono sorridenti, felici di essersi messi alla prova. In giro ci sono altre macchine che dimostrano come nel gioco, la fantasia e la tecnologia hanno trovato la loro sintesi. Ce n’è una che sembra un grappolo di glicini. I glicini sono i passeggeri. Oscilla avanti e indietro come una grande altalena. Intanto che oscilla il grappolo si allontana dal suo asse e gira su se stesso; anche lì si sentono delle grida ma non come sull’elica. C’è poi la gabbia antigravità. Somiglia alla ruota di un criceto. Gira sempre più velocemente. I passeggeri sono schiacciati alla parete e a causa della forza centrifuga e si sollevano da terra perdendo peso. Sono richiamato poco più in là dalla voce possente di uno speaker. Chiede alla gente di sfidare le leggi della natura col suo disco volante. È un gigantesco disco di una ventina di metri di diametro che gira su un piano inclinato e sul quale sono imperniati dei salotti circolari. Il disco gira velocissimo e insieme girano anche i salotti. C’è un momento in cui la velocità del disco si somma a quella dei seggiolini dei salotti e diviene terribile. Un signore di mezza età si è fatto convincere a provare l’emozione estrema. Quando la macchina si ferma non riesce a uscire dal seggiolino. Dopo alcuni tentativi si allontana stralunato e barcollante come un ubriaco.

Mi fa tenerezza questo signore che silenziosamente ha voluto mettere alla prova la sua gagliardia. Mi risveglia quel po’ di romanticismo che ancora alberga in qualche parte del mio cuore. Mi allontano verso casa che non è lontana dalla piazza. Quando sono quasi arrivato qualcuno sembra aver interpretato il mio sentimento e averlo tradotto in realtà. Una giostra circolare che sembra uscita da una fiaba; grande a grandezza d’uomo, finemente decorata, con le carrozze trainate da cigni e da pariglie di unicorni rampanti che salgono e scendono al suono della musica. Persone di tutte le età sembrano rapite da quell’atmosfera d’altri tempi. La musica è l’elemento chiave della magia. Non raffinata non moderna, non tecnologica. Un suono di banda come se ne sentivano tanti anni fa, con il pianino gli ottoni e le percussioni. Un meccanismo a aria compressa comandato da una scheda perforata che scorre veloce su un rullo dentato. Suona motivi classici e famosi: Il tango della gelosia, Strangers in the night, Besame mucho. Le pause sono rimarcate da poderosi colpi di piatti e rullo di tamburi. Tutto a un tratto mi trovo a essere Pinocchio nel paese dei balocchi dove tutto è fiaba e sorpresa, svestito del pesante abito delle convenzioni. Dura poco però… Peccato!

G. Liberati

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